venerdì 24 luglio 2020

Spawn - Dall'inferno (della prima Image)


 
In occasione dell'annuncio della collana Spawn Deluxe di Panini Comics, oggi sul blog parliamo delle prime gesta del demoniaco eroe Image creato da Todd McFarlane. Per farla molto breve (tanto è la storia editoriale più conosciuta del fumetto USA): negli anni 90, dopo essere diventati superstar nelle grandi major, McFarlane e gli artisti big del momento (Eric LarsenJim LeeRob Liefield, Whilce PortacioMarc Silvestri e Jim Valentino) in nome del totale controllo delle loro proprietà intellettuali fondano la Image Comics, casa editrice che da subito si pone come concorrente di Marvel DC

Tra i vari titoli di lancio, Spawn diventa un caso mediatico, con un record di vendite per il primo numero (dovuto in parte alla speculazione dei '90s sul collezionismo fumettistico), scaturendo in tempo record la produzione di un (notevole) cartone animato per HBO, titoli videoludici, un film (pessimo) ad Hollywood e una miriade di giocattoli, quest'ultimi prodotti da McFarlane stesso. Così il canadese dell'Uomo ragno spaghettato diventa uno dei più grandi uomini d'affari dell'industria del comics, con la testata di Spawn che da poco ha superato il numero 300 e la Todd McFarlane's Toys diventata un caposaldo del mercato delle action figure (specializzati per personaggi horror, videoludici o...cantanti). Fatto questo preambolo, passiamo al fumetto in se. Prenderemo in esame la saga "Dall'inferno" (Spawn #1-7), di cui posseggo l'edizione pubblicata all'interno della collana Dark Side.


Che Spawn sia diventata una hit all'epoca non dovrebbe sorprenderci: il design del personaggio è accattivante come pochi (andando a ripescare i migliori elementi di BatmanGhost Rider e Venom, creazione grafica dello stesso McFarlane) e l'incipit è dannatamente (eheh) efficace: pur di avere la possibilità di rivedere sua moglie, Al Simmons finito all'inferno stringe un patto col diavolo Malebolgia. In cambio, il defunto mercenario diventerà Spawn, il dannato che dovrà guidare le armate dell'inferno durante il giorno dell'apocalisse. Ma come ogni patto col diavolo che si rispetti, la fregatura è in agguato: Al infatti torna tra i vivi solo cinque anni dopo la sua morte, quando sua moglie Wanda è riuscita da tempo a lasciarsi il lutto alle spalle. Senza memoria, senza identità e con il corpo putrefatto (zombie?), il nostro anti-eroe si aggira in una malsana New York in cerca di uno scopo. 

 

Ciò che colpisce di più di questo fumetto è proprio una New York dove ognuno è corrotto, depravato o nel migliore dei casi... senza speranza. Una città di sole ombre e disillusione.
Parlando di sociale, c'è da dire che Al Simmons è un eroe black in un periodo in cui il miglior rappresentante fino a quel momento era Pantera Nera, destinato ad un ruolo di seconda fascia nei Vendicatori al pari della fantastica amica Stella di fuoco o quel morto di sonno di Justice. Per di più, Spawn è un ultimo tra gli ultimi, essendo un senzatetto. In questo fumetto, il vicolo è un luogo di vita e calore in cui non si accetta l'autocommiserazione e ci si sostiene a vicenda. Anche in questo caso, gli abitanti della grande mela ne usciranno a pezzi, descritti come dei bastardi menefreghisti nei confronti di questa povera gente. 

 

Leviamoci subito il dente: il più grande difetto di Spawn è dato dallo stesso McFarlane. Se è vero che durante la lettura si viene deliziati da un comparto grafico con tavole esplosive e piene di energia, il nostro Todd non è uno sceneggiatore maturo. Si può impegnare, ma il risultato è la solita finta pretenziosità autoriale, una continua riproposizione di wall of text ridondanti come pochi, con spiegazioni che non aggiungono alcun dettaglio, risultando un'allungata di brodo dietro l'altra (un esempio su tutti: Maleboglia ci mette QUATTRO PAGINE di monologo per spiegare come funzionano i poteri del nostro hellspawn). Verbosità che picchierà forte con gli intermezzi televisivi alla Robocop o Il ritorno del cavaliere oscuro (je piacerebbe), per non parlare delle lungaggini delle scemenze del clown Violator, dotato del malfamato senso dell'umorismo dell'autore canadese


Viviamo in-

Se riuscirete a chiudere un'occhio (spero non per addormentarvi dalla noia) però, riuscirete a godervi uno dei migliori prodotti dell'ondata spregiudicata dell'antieroe senza freni (o forse il meno peggio?), che con le fondamenta solide alla base di cui parlavamo prima riesce dopo trent'anni ad affascinare con le sue situazioni grottesche e pirotecniche ai limiti degli eccessi. A tal proposito, rileggendolo mi ha colpito come nelle prime battute della saga si risparmiavano grosse battaglie (standard dell'epoca), qui asciugate in pochi attimi cruciali ma comunque efficaci e divertenti, favorita da una buona costruzione in attesa del confronto, qui con la fastidiosissima nemesi Violator citato prima, Kincaid e l'improbabile sicario cyborg siciliano Overt-Kill. Tutto sommato da provare, possibilmente con Nirvana negli auricolari e PS1 a portata di mano.

Badasseria (scusate il flash) e sindrome di Cable.


Detto ciò, come al solito appuntamento sui social per future chiacchiere su cinema e fumetti.



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